Il 26 luglio 14.610 Un’astrazione, seppur molto concreta, di un tempo totalmente personale.
Senza prendere ispirazione da niente che possa arrivare in salvo, senza appoggiarsi a rimandi di senso o storie già scritte – eccetto ciò che già, consciamente o inconsciamente, è parte acquisita dalla vita.
Invece stare con ciò che resta, in una dimensione nuda, vulnerabile, forse inattraente. Eppure la cosa che ora mi interessa. L’irresistibile attrazione indistinta per il popolare e l’impopolare.
Di e con Claudia Catarzi musiche Julien Desprez scena Fabio Giommarelli
Coproduzione Company Blu, La Manufacture- Centre de Développement Chorégraphique
National Bordeaux Nouvelle-Aquitaine, Armunia/ Festival Inequilibrio/ Centro di residenze artistiche Castiglioncello,
con il contributo de la Regione Toscana e del MiBACT
Creazione 2023
Alle ore 19:30 nella piazzetta.
14.610
26 luglio alle ore 19:30
In cima (Rodolfo Sacchettini, 18 luglio 2023)
Difficile dire quale sia la sensazione che si prova a danzare a quasi tre metri d’altezza su una superficie così ristretta da sembrare più un piedistallo che non una pedana. Da terra, cioè dal palcoscenico del Teatro Rosignano Solvay, dove lo spettacolo ha debuttato per il festival Inequilibrio, l’ultimo lavoro di Claudia Catarzi, ha qualcosa di intimo e spudorato. Spudorato perché lo spettatore, spinto a tenere gli occhi all’insù, ammira l’abilità tecnica, esplicita ed evidente, di una figura che non fa dell’acrobazia, ma comunque costruisce una coreografia tesa e scultorea, fatta di posizioni plastiche, di gesti netti e definiti, perfino di salti. Anche se il tono è tutt’altro che barocco – prevale una certa austerità, mai algida però – c’è qualcosa di trionfale in questo costruzione che somiglia al basamento per una statua equestre rinascimentale. In effetti nell’arco drammaturgico dello spettacolo è percepibile la soddisfazione che si trasmette per essere arrivati in cima. Come fossimo in montagna. Guardare dall’alto riempie di soddisfazione, ma mette anche i brividi.
Non solo perché è facile cadere, ma forse perché a un certo punto da questo apice non si
potrà fare altro che scendere. Ed è questa l’altra dimensione intima che attraversa l’intero spettacolo e che ci parla di fragilità e di forza, di cambiamento e di resistenza[…]