Venerdì 28 luglio Trasparenze XI Edizione ospita lo spettacolo È come se dovessi contenere l’universo – uno sviluppo di A.L.D.E., spettacolo selezionato nell’ambito di Connessioni –
giovani visioni artistiche per un nuovo presidio culturale, 
progetto promosso da Koras e finanziato grazie all’Avviso Youz Officina della regione Emilia-Romagna.
“È come se dovessi contenere l’universo” è una performance di musica e parole. Uno spettacolo teatrale spoglio in cui un attore e un musicista dialogano. I quaderni di Arduino stanno per terra come sangue sparso, i suoi amici li raccolgono e analizzano cercando di ricostruirne l’intreccio, di dipanarne il mistero. Il linguaggio oscilla fra il teatro di narrazione e la performance. La slam poetry diviene strumento narrativo funzionale al racconto: i brani eseguiti live fanno da spunto per i temi trattati, punteggiano la storia di un’adolescenza, o della sua fine. Ci sono circa tre livelli di scrittura su cui vogliamo lavorare: quello performativo della lettura diretta dei quaderni, quello narrativo sul personaggio di Arduino e quello riflessivo/filosofico sulla poesia e sul suo rapporto con la vita. Ci sembra che la figura del poeta, con il suo efferato bisogno di conoscere e fare esperienza, non può che esserci maestro e fratello, in particolar modo in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la vita sembra tutta da riscrivere.

È COME SE DOVESSI CONTENERE L’UNIVERSO
28 luglio | Ore 20.00 | Piazzetta di Gombola
di Giovanni Onorato
con Giovanni Onorato e Mario Russo

“Arduino Luca Degli Esposti era un nostro amico. Diciamo “era” perché una serie di circostanze che non verranno raccontate in questo spettacolo hanno fatto sì che oggi non sia qui con noi. Di Arduino non è rimasto molto. Si è lanciato contro un treno in corsa fra le fermate di Fidene e Montelibretti, sulla linea del treno regionale che porta a Fara Sabina, nel Lazio. Di Arduino sono rimaste forse le cose a cui teneva di più, forse le uniche cose che voleva sopravvivessero: i suoi quaderni. Arduino non faceva che dire di essere un poeta. Si presentava così, scriveva durante le feste, con la musica alta, seduto sul divano; ti fermava mentre gli stavi parlando perché gli era venuta un’idea e si metteva a scrivere col cellulare. Una volta che non trovava una penna l’ho visto abbrustolire un bastone con l’accendino e usarlo come carboncino: Arduino era un poeta. Voleva esserlo a tutti i costi e probabilmente era l’unica cosa che lo facesse sentire al sicuro, che lo facesse sentire reale. In uno dei quaderni ha appuntato questa frase: La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”