Giovedì 11 maggio alle ore 21.00 presso il Teatro dei Segni, Welcome Project – the foreigner’s Theatre porterà in scena Intime Fremde.

una produzione Teatro del Lemming
in collaborazione con TATWERK I PERFORMATIVE FORSCHUNG_Berlin
con Aurora Kellermann, Lina Zaraket, Serfiraz Vural
regia Chiara Elisa Rossini
luci Alessio Papa 

“Quando ero bambina mia madre mi diceva sempre che ero una cittadina del mondo. E certo, era mia madre, le credevo. Tuttavia crescendo ho capito che quello era solo il suo sogno, il sogno di alcuni. Le frontiere esistono. Per la maggior parte sono invalicabili, per i fortunati accessibili. Per pochi sono utili e convenienti. Le loro linee e le loro regole talvolta cambiano, ma loro esistono.”

Intime Fremde/Intimi stranieri è dedicato ad una riflessione sul confine, l’identità, il concetto di nazione, paese d’origine, all’incontro/scontro di anatomie fisiche e culturali, emotive.
L’Europa ci ha abituati a viaggiare low cost e a sentirci a casa in tutti i paesi dell’ unione. Ma il vecchio continente difende le sue frontiere con acqua spinata e C.I.E. I confini esistono nascosti ovunque: mentre facciamo la spesa, quando ci guardiamo, sfioriamo, evitiamo, nella mia mini gonna, nel volto coperto della vicina di casa, negli odori che si incontrano nella tromba delle scale. E quello che c’è dietro una porta, dietro una linea ci fa, da sempre, paura. Se è vero che siamo tutti biologicamente simili, è altrettanto vero che siamo tutti culturalmente diversi, e provvisti di diversi diritti.
Noi siamo forse fatti di ciò che mangiamo, delle nostre esperienze, delle decisioni che abbiamo preso nel corso della nostra vita, di ciò che amiamo, di ciò per cui combattiamo? Che cosa s’ è l’identità? Che cosa significa nazionalità? Che cosa significa cittadinanza?
Intime Fremde è uno spazio in cui guardare in controluce le paure e i desideri di un’umanità divisa tra il bisogno di appartenere e quello di libertà. In scena tre attrici che vivono in Germania, ma che hanno tre origini culturali differenti, costruiscono barriere e cercano spazi di intimità.

Welcome Project è un progetto artistico al femminile nato a Berlino nel 2015. Welcome Project ha lavorato presso TATWERK PERFORMATIVE FORSCHUNG, Intime Fremde ha avuto due residenze presso il Teatro del Lemming. Lo spettacolo ha debuttato il 20 novembre 2015 presso l’Acker Stadt Palast di Berlino.

“Pensiamo che il teatro debba sempre essere agito per necessità. In questi anni il fenomeno del “rifugiato politico” ha assunto dimensioni davvero importanti e non più ignorabili. Le frontiere dell’Europa sono diventate pericolose ed il mediterraneo una fossa comune.
Tutto questo accadeva proprio mentre all’interno dell’Europa i confini sembrano sempre più nascosti, sottili. La crisi economica ha spinto migliaia di giovani europei “del sud” a migrare verso il nord. Un fenomeno anche questo rilevante e per certi versi triste. Ma per noi e’ stato facile.
Durante la prima residenza di Welcome Project in Italia abbiamo incontrato i richiedenti asilo che vivono presso l’ostello Canalbianco di Bosaro (Ro). Li abbiamo incontrati lo stesso
giorno in cui Salvini visitava la struttura che li ospita per portare avanti la sua campagna politica contro l’immigrazione. E una cosa disarmante che ci siamo sentite dire da quegli uomini e’ stata: “Voi potete andare in vacanza, viaggiare, muovervi come vi pare, noi no”. Loro hanno attraversato il deserto a piedi: “Sai che cosa vuol dire attraversare il deserto a piedi?”
I passaporti non hanno tutti lo stesso valore. Le cittadinanze non hanno tutte lo stesso valore. I cittadini non sono dotati degli stessi diritti. Gli uomini non hanno tutti la stessa dignità. Non oggi, non ancora.
In quanto straniera, mi sono chiesta a lungo che cosa sia l’integrazione, in particolare qui a Berlino. Che cosa significhi appartenere ad una comunità. A lungo mi sono sentita esclusa perché la lingua costituiva una grande barriera tra me (il mio desiderio di condivisione) e gli incontri della vita quotidiana, alla fermata del bus, nel parco, dal panettiere.
Tante comunità diverse vivono relativamente in pace e armonia in quartieri come Neukӧlln, dove abito e dove convivono cittadini provenienti da più di 160 diversi paesi. Viviamo gli uni accanto agli altri: ci sfioriamo continuamente, ma queste comunità sembrano non intersecarsi mai.
E tuttavia, a forza di camminare per queste strade sono giunta ad un altro senso di appartenenza: appartengo a questa complessità di culture, di identità, di differenze. Appartengo significa anche “mi appartengono”, e che esiste un “noi”, che mi riguarda, che mi rende responsabile. In senso profondo, siamo “intimi stranieri” ogni volta che siamo in grado di vivere qualcosa di intimo con un essere altro, estraneo; nella consapevolezza di non poterlo davvero “conoscere”, “includere”, “possedere”, “addomesticare”.

Poi ci siamo noi. Le nostre vite di donne e immigrate o figlie di immigrate.
Ho fin da subito sentito che questo lavoro sullo straniero e sui confini implicava la necessità di coinvolgere l’identità’. E’ possibile un’intimità’ fra “stranieri”? “estranei”? Ho sentito che per oltrepassare gli stereotipi o per trovare un comun denominatore umano, un punto di contatto, per guardare dentro i numeri, i km di muri, i confini, le scatole, bisognava partire dalla vita, usarla come un binocolo che desse tridimensione ai concetti: “Ricordi il tuo primo bacio?”, “Chi sono i tuoi genitori?”, “Ricordi i tuoi sogni?”. Nella convinzione che le scelta politiche e sociali non siano mai disgiunte dal percorso personale e umano di ciascuno di noi.
E certamente quello che questo processo di lavoro ha messo in gioco in senso trasformativo sono state le nostre vite, i ricordi, i sogni che si manifestavano dopo una giornata intensa di lavoro, i nostri corpi (vestiti e svestiti), le nostre lingue che continuano irrimediabilmente a mescolarsi dentro e fuori il lavoro.
E credo che il teatro ci abbia offerto bellissimi momenti di intimità fra “straniere”.”

www.intimefremde.wordpress.com