Dopo lo spettacolo OPERA andato in scena sabato 19 gennaio [una recensione dalla #Konsulta] la compagnia guidata da Vincenzo Schino ha cominciato il proprio lavoro al Teatro dei Segni.
Regista, performer e collaboratori prendono le misure, s’adattano allo spazio, compiono tutti quei gesti che servono per appropriarsi di un luogo qualsiasi (seppure un teatro) per farne il proprio luogo di lavoro.
Un lavoro di avvicinamento alla nuova produzione, MA, che, secondo le intenzioni del gruppo esplorerà alcuni elementi ricorrenti della figura femminile sfiorati nei precedenti lavori, in particolare il rapporto tra infanzia ed essenza femminile, incidendo l’azione su un semplice corpo, nudo da qualsiasi supporto e apporto scenografico.
Il corpo femminile come luogo immobile e del silenzio, che contiene il movimento interno delle cose – concrete e astratte.
MA, parola giapponese traducibile come “l’intervallo – concreto e astratto – tra due cose”, rappresenta lo spazio vuoto, lo spazio di relazione, lo spazio flessibile tra gli elementi. La pausa. La soglia.

Il lavoro è ancora in una fase aurorale, all’inizio del percorso creativo, in quel territorio in cui si accumulano i materiali e si esplorano tutte le possibilità. In questa fase il gruppo parte dallo studio dell’essenza del movimento corporeo per provare un incontro essenziale e minimalista con elementi visivi e sonori.

Una scena dallo spettacolo OPERA - ph. Chiara Ferrin

Una scena dallo spettacolo OPERA – ph. Chiara Ferrin