Agostino Riitano e Stefano Tè – photo: Chiara Ferrina/ViaStella8

Buonasera Stefano e Agostino, è un piacere scambiare quattro chiacchiere con voi. Dal 22 al 27 ottobre il Teatro dei Segni e il quartiere San Giovanni Bosco di Modena ospiteranno la prima edizione del festival “Trasparenze – Atelier della scena contemporanea”, di cui siete direttori artistici. Come nasce questo progetto e quali sono le peculiarità che lo contraddistinguono rispetto alle altre rassegne teatrali disseminate sul territorio italiano?
Se da un lato la crisi ci obbliga a prestare attenzione alle “nostre cose” per la loro salvaguardia, dall’altro il Teatro deve porsi in controtendenza, deve annientare il sipario, spalancarsi al mondo esterno per essere proiezione positiva verso il futuro, partecipazione e nutrimento. Lo spettacolo, come mero evento pubblico, non basta più!

Il Festival “Trasparenze – visioni attraverso il contemporaneo” fa tesoro dell’esperienza di Eruzioni Festival e diviene luogo di comunità temporanea. Uno spazio per la valorizzazione di modelli e processi creativi, al fine di stimolare una movimentazione dell’arte più dinamica e aperta dell’attuale, capace di riflettere le contemporaneità che ci sono e quelle che verranno. Non cerchiamo di scoprire qualcosa di nuovo, ma qualcosa di sommerso, quella brace sotto la cenere che tiene calda la cultura e l’arte.
Forse una delle peculiarità sta nel fatto che il lavoro della direzione artistica è stato supportato da una Consulta Giovanile, composta di cinquanta giovani tra i 16 e i 24 anni.

Cinque sono le giovani realtà teatrali, già affermate nel panorama nazionale, selezionate dalla Consulta di Valutazione composta da ragazzi dei Centri di Aggregazione Giovanile del Comune di Modena, alla quale facevate riferimento. Potete raccontarci come si è svolto questo processo di selezione delle compagnie e presentarci brevemente le cinque che avranno la possibilità di proporre i propri lavori drammaturgici a Modena?
I giovani hanno visionato i circa 300 progetti artistici che sono pervenuti in risposta all’ avviso pubblico, e dopo diverse sessioni di consultazione e discussione, hanno individuato i progetti da presentare nel programma e alla città. Le compagnie sono molto diverse fra loro. ZACHES TEATRO presenterà “Mal Bianco”, il secondo capitolo della Trilogia della Visione, un progetto più ampio sull’opera pittorica di tre differenti artisti che indaga l’atto del vedere come forma articolata di percezione. L’ispirazione iconografica viene dal maestro giapponese Hokusai, il creatore dei Manga, parola che letteralmente significa “immagini senza nesso logico”. KRONOTEATRO metterà in scena il progetto FAMILIA, inaugurato con “ORFANI_la nostra casa”, e che prosegue con un secondo spettacolo scritto dalla drammaturga Fiammetta Carena. Viene indagato il rapporto tra generazioni, il tragico vuoto dove non vi è coscienza di sé e il richiamo all’omologazione esercitato dal gruppo. “Porcomondo” è il titolo del lavoro di BIANCOFANGO. Un uomo. Una donna. Una coppia. Una stanza. Una camera da letto. Un mese. Dicembre. Una notte. Quella di Natale. La neve che tutto ricopre e tutto cancella. L’alba che coglie d’anticipo il buio, svela i desideri osceni, consuma i pensieri, stravolge gli animi, conduce al logoramento. RISERVA CANINI sarà in scena con “Talita kum”, uno spettacolo per un’attrice e una marionetta, frutto dello studio di una innovativa tecnica di manipolazione di una marionetta a taglia umana. La costruzione stessa della marionetta ha ispirato lo sviluppo di una drammaturgia che indaga le relazioni tra una donna e la presenza d’ombra che le sta alle spalle.

Si tratterà di un festival fortemente radicato nel territorio e pertanto prevederà un calendario di eventi in luoghi cardine della vita sociale del quartiere che lo ospita. Potete fornirci qualche dettaglio in più in merito?
Il festival per noi è inteso come evento di contaminazione artistica tra artisti appunto, tra questi e il pubblico e tra arte e luoghi. Un virus che si diffonde senza discriminazione alcuna. Spettacoli e laboratori verranno presentati in una sala parrocchiale, nella casa protetta adiacente i nostri spazi, nell’aula psicomotricità della scuola media inferiore che vediamo dal nostro ufficio, nella ludoteca che costeggia il teatro. Verrà inoltre allestito un bar che avrà il compito d’essere un punto di aggregazione, di contaminazione.

Fondamentale nel raccontare questa settimana di teatro giovane e indipendente si rivelerà l’utilizzo massiccio del web in chiave promozionale e narrativa. Ritenete che il sodalizio tra teatro e mezzi di comunicazione del nuovo millennio sia ormai una realtà imprescindibile per la critica teatrale e per assicurare visibilità agli artisti più talentuosi del circuito off?
Non facciamo un discorso di promozione dell’off, poiché riteniamo che il contemporaneo sia on più di qualsiasi altro linguaggio o riferimento estetico. Il web è parte attiva della produzione culturale contemporanea, pertanto è presente in questo progetto non come fatto di eccezionale ma come pratica quotidiana sui linguaggi.

Nell’ambito di questo approccio si iscrive alla perfezione il laboratorio di scrittura e comunicazione per spettatori attivi “tra web e platea” tenuto da Simone Pacini, che accompagnerà le sei giornate di Trasparenze. Come sarà articolato tale laboratorio e quali sono le finalità che si prefigge?
Simone Pacini ha sposato perfettamente gli obiettivi del nostro progetto, in particolare la volontà di avviare un percorso di “coscentizzazione teatrale” dei giovani che gravitano attorno al Teatro dei Segni e non solo. Meglio un sms per comunicare velocemente ed efficacemente un’emozione vissuta durante uno spettacolo, che una stucchevole recensione settimanale su di un quotidiano.

Il festival accoglierà anche la residenza teatrale di una compagnia serba di attori giovanissimi, Teatar Libero, che lavorerà ad un primo studio propedeutico alla creazione di uno spettacolo per ragazzi. Come è iniziata la collaborazione con questa compagnia di recente formazione?
Il Teatar Libero è un’altra avventura che ci vede assieme, lo scorso aprile abbiamo debuttato con il primo spettacolo, “Metamorfoza”, a Novi Sad. Il progetto è iniziato nel 2010 in collaborazione con l’arci come azione di cooperazione Italo-Serba promossa dalla Regione Emilia Romagna, ma dopo poco sia è trasformata nella creazione di una vera e propria compagnia teatrale composta di giovani serbi under 30. La residenza durante il festival è il preludio alla creazione di uno spettacolo per bambini, che servirà alla compagnia per farsi le ossa nei contesti del teatro ragazzi.

La rassegna nasce dall’incontro tra il Teatro dei Venti di Modena ed Officinae Efesti di Napoli; questo cammino comune proseguirà con altri progetti già in cantiere per il prossimo futuro?
Il nostro cammino non è iniziato oggi con Trasparenze, abbiamo condiviso importanti esperienze tra cui il laboratorio teatrale nel Carcere Minorile di Nisida (Na). Nel prossimo futuro cercheremo di sviluppare ancora il Teatar Libero, nel quale vediamo forti potenzialità di crescita. All’orizzonte c’è il Magreb e la spinta rivoluzionaria che parte dai giovani di quei paesi, ma anche quello che chiamiamo per scherzo il “sogno americano”, un progetto da New York al Sud America.

[pubblicato su saltinaria.it]